Horsemanship e Addestramento Cavalli

addestramento


«Un cavallo, forte, potente, bello, è la proiezione dei sogni che la gente fa di se stessa, e ci permette di fuggire dalla nostra esistenza quotidiana» P.Brown

 

L’associazione G.R.E.E.N. Project offre:
– Corsi di formazione con istruttore certificato per acquisizione teorico- pratica dei concetti di horsemanship rivolta a proprietari di cavalli (rilascio brevetto);
– Imprinting e manipolazione rivolta a puledri di poche ore, giorni o mesi;
– Doma e addestramento cavalli attraverso l’horsemanship e metodo naturale;
Riequilibrio emotivo, mentale e fisico di cavalli problematici.

 


HORSEMANSHIP e metodo naturale
«Non ho creato io i miei concetti di doma. Ho solo scoperto cosa avviene in natura» R.M.Miller

Il nostro metodo di addestramento si basa sulla comprensione del mondo del cavallo e del suo linguaggio. copertina_imprintingOgni cavallo è un individuo e come tale ha le sue necessità e il proprio carattere, per tale ragione anche questo tipo di doma non è universale, ma l’addestratore deve saper distinguere le varie personalità dei soggetti, in modo da creare con ognuno il feeling adeguato.
Il metodo naturale di addestramento è un processo di comunicazione tramite lo stesso linguaggio e consente di creare un legame basato sulla fiducia. Per ottenere il Join up occorre entrare nel mondo del cavallo, capire le sue esigenze e le leggi che regolano il suo ordine sociale.
L’uomo deve imparare il linguaggio del cavallo, poiché non può accadere l’inverso.
Per creare un rapporto di fiducia col cavallo non deve essere usata forza o violenza e non deve esserci risentimento, ma una cooperazione basata sulla disciplina e su un reciproco accordo. Il cavallo deve avere sempre la possibilità di scegliere la compagnia dell’uomo o meno, questo consentirà di costruire un’associazione valida e produttiva con esso. Se il cavallo non sceglie la nostra compagnia, non dobbiamo rifiutare la sua scelta reagendo in modo violento o con la forza, perché questo lo farà sentire in pericolo e non si potrà più creare quella fiducia che desideriamo ottenere.
Un altro fattore importante da considerare è il rilascio di adrenalina da parte dell’addestratore, in situazioni di rabbia o paura. Il cavallo è in grado di percepire questi stati d’animo e tutto ciò che cercheremo di insegnargli in questa condizione sarà un fallimento. La sua capacità di percepire il nostro aumento d’adrenalina è dovuto al fatto che nei predatori, quando l’attacco è imminente, l’immissione in circolo di questo neurotrasmettitore sale, così come nel cavallo, che reagisce con la fuga e quindi si trova in uno stato di irrequietezza. Lo stesso vale per l’adrenalina che sale in seguito alla paura, perché, nel branco, questa è percepita come un segnale di allarme e di pericolo. Il risultato, quindi, sia che siamo aggressivi o timorosi, è sempre quello di mettere in agitazione il soggetto, che sarà pronto a fuggire e non avrà nessuna predisposizione ad apprendere. Se un cavallo sbaglia, dobbiamo sorridere, questo ci aiuterà a rimanere calmi e a rendere istruttivo anche un errore. Un esercizio che può essere fatto per controllare i nostri battiti cardiaci, è la respirazione profonda, che aiuta a rilassarci e a ridurre il livello d’adrenalina: bisogna abbassare il diaframma al momento dell’inspirazione e sollevarlo durante l’espirazione. Altri metodi di rilassamento sono: canticchiare, parlare con il cavallo e tutto ciò che può darci tranquillità.

 

copertina_joinupLa manipolazione precoce


Monty Roberts
è d’accordo con Robert Miller nel dare un imprinting al puledro, per instaurare un rapporto positivo con l’uomo fin dalla nascita. Ritiene importante venire a contatto col puledro nella prima ora di vita, senza interferire con il legame che si instaura con la madre.
Per ottenere i risultati desiderati, deve essere eseguita la procedura precisa (descritta accuratamente nel suo libro) senza condizionare eccessivamente il piccolo, cioè non deve essere antropomorfizzato, ma deve rimanere consapevole della sua natura equina e della nostra natura umana.

 

Origini ed evoluzione della doma etologica

Il cavallo moderno è tendenzialmente una creazione da parte dell’uomo attraverso secoli di selezione. Negli ultimi anni, con l’industrializzazione, la netta riduzione dell’uso rurale del cavallo e il suo crescente utilizzo come animale di svago e sport, si è andato sempre più affermando l’interesse per il benessere di questo animale, in quanto dipendente dall’uomo. Finora il benessere animale ha subito soltanto un approccio etico ed emozionale, solo recentemente si è cercato di darne un supporto su base scientifica (Baker & Turner 2000).
Le radici dell’equitazione hanno origine con Senofonte, nato ad Atene nel 430 a.C., egli sosteneva che «La comunicazione è la chiave per entrare in relazione con i cavalli». cavallo_disegnoQuesto filosofo era dotato di grande intuito ed era in notevole anticipo sui tempi, infatti, sviluppò un’elevata capacità di osservazione del cavallo. Conquistato dalla grazia e dalla raffinatezza di questo animale, lo avvicinava con modi gentili, evitando ogni inutile rudezza. Scelse, primo nella storia, di lasciare il cavallo libero di muoversi a suo agio, rispettandone la psicologia e la “personalità” e riservando grande attenzione anche ai minimi particolari. Inventò la “leggerezza di mano” e le prime imboccature “dolci”, non molto diverse dal nostro attuale filetto, pur considerando, comunque, il cavallo uno strumento da guerra sempre pronto agli ordini e sottomesso. Il suo modo di agire derivava dalla convinzione che “nessuna cosa forzata e incompresa potrà mai essere bella”, così Senofonte decise di dedicare la sua attenzione soprattutto al lavoro di maneggio, inventando i primi rudimenti del dressage. Pur godendo di un largo consenso tra i suoi contemporanei in Atene, il primo manuale equestre della storia, scritto da Senofonte e intitolato “Sull’Equitazione”, non ottenne in generale i consensi sperati. I tempi e i luoghi non erano ancora maturi per accogliere simili innovazioni equestri, anzi, i suoi testi furono considerati eccessivi, addirittura inapplicabili per molti secoli. Solo a partire dal Rinascimento, i consigli dell’autore ateniese, redatti e conservati integri nel suo manuale, iniziarono a destare l’interesse dei più famosi esperti europei di equitazione. Il primo a interessarsi attivamente agli insegnamenti contenuti nel testo greco fu, intorno a primi del 1500, Federico Grisone di Napoli, capostipite degli autori equestri e promotore dell’equitazione rinascimentale. Grisone applicava, senza rendersene conto, i principi dell’etologia e della psicologia animale. Ad esempio, raccomandava, quando un giovane cavallo veniva montato le prime volte, di rassicurarlo con la voce e accarezzarlo sopra alla criniera e vicino al garrese (la zona in cui il grooming è più piacevole per il cavallo, poi dimostrato scientificamente). La voce è uno dei modi, secondo lui, che servivano a interagire con il cavallo, insieme alla “bacchetta”, alla “briglia”, alla “polpa di gambe” e agli “sproni” (Grisone, 2000).
Fino ad allora l’uso del cavallo era limitato quasi esclusivamente alla guerra, alla locomozione, ai tornei e alla caccia. Con il Rinascimento, il cavalcare iniziò a trasformarsi in un’arte vera e propria e, grazie a Federico Grisone, l’arte equestre fu introdotta all’interno delle corti italiane. Per merito suo, in breve tempo, l’equitazione divenne un fenomeno vero e proprio, ricco di raffinatezza, gusto e cultura (Monti, 1995).
Il mondo dell’addestramento del cavallo ha subito notevoli cambiamenti, soprattutto negli ultimi 20 anni del ventesimo secolo, partendo dalla California, con Tom Dorrance, i cui seguaci hanno diffuso i suoi metodi di addestramento e hanno incoraggiato molti uomini di cavalli ad adottarli (Miller, 2000). A metà degli anni 90 questi metodi hanno preso il nome di “natural horsemanship”, vale a dire “rapporto uomo-cavallo naturale”, dove il termine “naturale” è riferito al cavallo e non all’uomo. Usando il linguaggio del corpo del cavallo, animale da preda, l’uomo (predatore) ha scoperto come comunicare rapidamente con esso, divenendo, il cavallo, un soggetto con cui interagire in termini sociali. Se la tecnica viene usata correttamente, il cavallo si associa e si subordina all’addestratore.
Attraverso i secoli, il rapporto con l’uomo si è spesso basato sull’uso della forza e della coercizione: fruste, speroni e altri strumenti simili, sono stati usati per incutere terrore e obbligare il cavallo a obbedire, spesso malvolentieri. Queste tecniche si sono tramandate per secoli, ma negli ultimi anni sono state messe in discussione, grazie al crescente interesse nel benessere animale, che mira a evitare o per lo meno limitare sofferenze inutili. Gli addestratori “etologici” sfruttano, non la paura del cavallo, in quanto animale preda, ma il fatto che esso riconosca l’uomo come leader e si sottometta a lui per sua scelta, quindi non per timore ma per rispetto.

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